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mercoledì 23 gennaio 2019
Diario di bordo pt6
Diario di bordo pt6 versione Nantes.
-I francesi come Hansel e Gretel.
Come sapete, o se non lo sapete vi aggiorno io, i francesi hanno un rapporto complicato con la moneta. Non la usano, vanno alla boulangerie e pagano 2€ di baguette con la carta di credito. Persino la lavatrice non ce l'hanno a gettoni come i comuni mortali, ma va pagata con la carta di credito. La carta contactless mi raccomando, non quella normale di noi plebei. Ma dopo Parigi mi sono premunita. Parto con la mia carta di credito Mastercard, contactless ecc ecc e indovinate? Non funziona. Eh no, serve quella francese.
Ma va bene, si vede che parlano due lingue diverse le nostre carte dicredito, loro vogliono quelle sofisticate, quelle con il nome scritto in rilievo, che ti dicono "bonjour, je tè rubè 3,48€ de commision sans te dir nient".
Che poi non sarebbe neanche male pagare tutto con la carta, dopo un po' ti ci abitui. Ma i francesi sono sempre un passo avanti, perché loro non ne hanno una.
Hanno la carta per la spesa, la carta dello studente che ti permette di avere due conti diversi, uno per la mensa e uno per le fotocopie, hanno la carta con l'iban, la carta per le uscite con gli amici... Insomma quando ti dicono "ah vabbè semmai i 2,54€ che mi devi, puoi darmeli con l'applicazione 'inseritenomeacaso' " e tu rimani venti minuti credendo sia uno scherzo.
Ma c'è un lato positivo per noi comuni mortali. I soldi per terra. Davvero. Se ne trovano in quantità imbarazzanti circa ogni 3 metri, come le molliche dipane lasciate da Hansel e Gretel. A volte si trovano 5 centesimi, altre volte 10 o se siete fortunati, io ne ho trovate anche di 2€. Così per terra, li lasciano come se fossero molliche per ritrovare la strada di casa.
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martedì 22 gennaio 2019
Diario di bordo pt.5
Diario di bordo pt.5 versione Nantes
-Lasciate ogni speranza voi che partite
E dire che, dopo l'Erasmus a Parigi, mi ero ripromessa di prendere questa esperienza un pochino più alla leggera. Prima di partire mi ero fissata difare due esami (uno da 18 crediti) e magari uno o due esami a scelta dipochi crediti.
E niente, spiegatemi com'è possibile che mi ritrovo a dover sostenere 6 esami? Cosa è successo, da dove sono usciti?! Mi sono addormentata, dev'esserci un'altra Giulia ( o Julia).
Tant'è poi che i professori sono così professionisti che riescono a mettere consegne tutti nella stessa settimana e mi ritrovo, come oggi, a mangiare con una mano, costruire plastici con l'altra e stampare contemporaneamente tremila pagine. Insomma 'n'inferno (detto alla romana perché rende meglio l'esasperazione).
Eh si, ho deciso di pubblicare una foto delle Canarie perché mi sembrava un buon metodo per allentare lo stress, e poi perché m'era venuta troppo bene per non pubblicarla.
Ed ora, vi saluto, sono arrivata alla mia fermata, avrete notizie tra qualche giorno, se riesco ad uscirne viva.
-Lasciate ogni speranza voi che partite
E dire che, dopo l'Erasmus a Parigi, mi ero ripromessa di prendere questa esperienza un pochino più alla leggera. Prima di partire mi ero fissata difare due esami (uno da 18 crediti) e magari uno o due esami a scelta dipochi crediti.
E niente, spiegatemi com'è possibile che mi ritrovo a dover sostenere 6 esami? Cosa è successo, da dove sono usciti?! Mi sono addormentata, dev'esserci un'altra Giulia ( o Julia).
Tant'è poi che i professori sono così professionisti che riescono a mettere consegne tutti nella stessa settimana e mi ritrovo, come oggi, a mangiare con una mano, costruire plastici con l'altra e stampare contemporaneamente tremila pagine. Insomma 'n'inferno (detto alla romana perché rende meglio l'esasperazione).
Eh si, ho deciso di pubblicare una foto delle Canarie perché mi sembrava un buon metodo per allentare lo stress, e poi perché m'era venuta troppo bene per non pubblicarla.
Ed ora, vi saluto, sono arrivata alla mia fermata, avrete notizie tra qualche giorno, se riesco ad uscirne viva.
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lunedì 21 gennaio 2019
Diario di bordo pt.4
Diario di bordo pt.4 versione Nantes.
-L'importanza di chiamarsi Giulia-
Sapete quant'è difficile chiamarsi Giulia in Francia? Per noi italiani è uno dei nomi più comuni, al punto che alle elementari eravamo tre Giulia e aggiungevano quell'orribile lettera del cognome accanto, per cui per anni sono stata GiuliaT(tutto attaccato naturalmente). Orribile.
Qui in Francia quando pronuncio il mio nome, non capiscono e lo francesizzano in Julia. Che non sarebbe neanche male, insomma, chiamatemi come volete, ma il problema viene quando lo devono scrivere. E qui viene il dramma, quando dico Giulia con la G, mi guardano male e iniziano a scrivere Gulla, Guilla, Guillia e niente non ce la fanno. La scorsa settimana ho perso 10 minuti per fare lo spelling del mio nome. Che poi non capisco, non è che quando mi dicono mi chiamo Pierre, François, Etienne ti vengo a chiamare Piero, Francesco e Stefano. Bha.
Comunque questa in foto è la mia università, o come la chiamano i francesi École, perché in Francia gli architetti non vogliono mai crescere.
È praticamente un mega parcheggio in cui hanno recuperato le aule, cioè davvero, non so come altro spiegarvela visto che mi perdo con gli ascensori circa 3 volte a settimana.
Secondo voi faccio prima a cambiare nome in Julia?!
-L'importanza di chiamarsi Giulia-
Sapete quant'è difficile chiamarsi Giulia in Francia? Per noi italiani è uno dei nomi più comuni, al punto che alle elementari eravamo tre Giulia e aggiungevano quell'orribile lettera del cognome accanto, per cui per anni sono stata GiuliaT(tutto attaccato naturalmente). Orribile.
Qui in Francia quando pronuncio il mio nome, non capiscono e lo francesizzano in Julia. Che non sarebbe neanche male, insomma, chiamatemi come volete, ma il problema viene quando lo devono scrivere. E qui viene il dramma, quando dico Giulia con la G, mi guardano male e iniziano a scrivere Gulla, Guilla, Guillia e niente non ce la fanno. La scorsa settimana ho perso 10 minuti per fare lo spelling del mio nome. Che poi non capisco, non è che quando mi dicono mi chiamo Pierre, François, Etienne ti vengo a chiamare Piero, Francesco e Stefano. Bha.
Comunque questa in foto è la mia università, o come la chiamano i francesi École, perché in Francia gli architetti non vogliono mai crescere.
È praticamente un mega parcheggio in cui hanno recuperato le aule, cioè davvero, non so come altro spiegarvela visto che mi perdo con gli ascensori circa 3 volte a settimana.
Secondo voi faccio prima a cambiare nome in Julia?!
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domenica 20 gennaio 2019
Diario di bordo pt3

"il fait froid".
Nantes è veramente strana. Eterogenea è la prima parola che mi viene in mente quando mi chiedono com'è Nantes. Si passa dalle casette di uno/due livelli a degli edifici enormi, da edifici in calcestruzzo a quelli in legno, a quelli in mattoni o in policarbonato. E tutto nel giro di qualche metro.
Quindi in pratica vi sembrerà di trovarvi in pieno Milano e in un paesino di 200 abitanti contemporaneamente.
E niente, bella Nantes eh, meravigliosa. Ma cavolo quanto fa freddo!!!
(queste foto sono state scattate nel giro di qualche minuto l'una dall'altra, credo che anche i meno esperti si rendano conto della diversità e di ciò che intendevo)
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martedì 18 settembre 2018
Diario di bordo pt2
Diario di bordo pt.2 versione Nantes.
Vedere l'alba su la Loira.
Il fiume accanto all'università mi fa sentire a casa, certo a Nantes non possono dire di avere delle pantegane per amiche, neanche possono ammirare la vastità di tendopoli, buste di plastiche e schifezze varie sull'argine del fiume. Quella è una prerogativa nostrana.
Ma c'è una cosa che mi fa morire dalle risate qui a Nantes, utilizzano tantissimo i "trottinettes" (che parola meravigliosa in francese), ovvero i nostri monopattini. È pieno di gente che va a lavoro o a scuola con i trottinettes, li usano più delle biciclette, e insomma vedere adulti con caschetto sul monopattino fa abbastanza ridere, perlomeno a noi romani. Vi immaginate a Roma andare in giro con il monopattino? Dove devi schivare buche, escrementi, buste di plastica, voragini, gabbiani... Ci stiamo quasi abituando alle smart, credo che per i trottinettes ci vogliano ancora 10 anni.
Che poi chi è di Roma può capirmi, sapete ad esempio quant'è complicata la vita di un pedone (talmente sconosciuto che neanche il telefono mi dava la parola, vabbè..)? Non sai mai se al prossimo attraversamento pedonale sarai investito, se il semaforo durerà abbastanza per non farti uccidere, quanti insulti riceverai se non attraversi correndo come Flash e quanti "li morta*** tua" prenderai se per poco ti trovi sulle strisce e il semaforo diventa verde per le auto. Quindi capite bene che dopo aver affrontato tutto questo, mi ritrovo catapultata in una città in cui se sono in prossimità delle strisce SI FERMANO! Non potete capire l'ansia che mi viene quando magari ho deciso di passare dopo quella macchina e invece questa inchioda per farmi passare ed io resto totalmente basita che non ricordo più come si cammina e aiuto. E no raga, questa cosa non accadeva neanche a Parigi, sono totalmente disorientata che ho paura ad avvicinarmi alle strisce pedonali.
Vedere l'alba su la Loira.
Il fiume accanto all'università mi fa sentire a casa, certo a Nantes non possono dire di avere delle pantegane per amiche, neanche possono ammirare la vastità di tendopoli, buste di plastiche e schifezze varie sull'argine del fiume. Quella è una prerogativa nostrana.
Ma c'è una cosa che mi fa morire dalle risate qui a Nantes, utilizzano tantissimo i "trottinettes" (che parola meravigliosa in francese), ovvero i nostri monopattini. È pieno di gente che va a lavoro o a scuola con i trottinettes, li usano più delle biciclette, e insomma vedere adulti con caschetto sul monopattino fa abbastanza ridere, perlomeno a noi romani. Vi immaginate a Roma andare in giro con il monopattino? Dove devi schivare buche, escrementi, buste di plastica, voragini, gabbiani... Ci stiamo quasi abituando alle smart, credo che per i trottinettes ci vogliano ancora 10 anni.
Che poi chi è di Roma può capirmi, sapete ad esempio quant'è complicata la vita di un pedone (talmente sconosciuto che neanche il telefono mi dava la parola, vabbè..)? Non sai mai se al prossimo attraversamento pedonale sarai investito, se il semaforo durerà abbastanza per non farti uccidere, quanti insulti riceverai se non attraversi correndo come Flash e quanti "li morta*** tua" prenderai se per poco ti trovi sulle strisce e il semaforo diventa verde per le auto. Quindi capite bene che dopo aver affrontato tutto questo, mi ritrovo catapultata in una città in cui se sono in prossimità delle strisce SI FERMANO! Non potete capire l'ansia che mi viene quando magari ho deciso di passare dopo quella macchina e invece questa inchioda per farmi passare ed io resto totalmente basita che non ricordo più come si cammina e aiuto. E no raga, questa cosa non accadeva neanche a Parigi, sono totalmente disorientata che ho paura ad avvicinarmi alle strisce pedonali.
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lunedì 17 settembre 2018
Diario di bordo pt1
Ciao a tutti, sono finalmente partita in Erasmus! E' la mia seconda esperienza, la prima fu due anni fa a Parigi, la seconda la sto affrontando a Nantes. A Parigi, avevo inaugurato un diario di bordo e mi sembrava divertente riproporlo anche nella versione Nantes. Ho deciso quindi di pubblicarlo anche qui ed inserirlo nella rubrica "Art&Architecture". Chissà, magari può essere utile a qualcuno in Erasmus.
Mi sembra altresì doveroso ricreare un diario di bordo dopo la precedente esperienza a Parigi. Perché sapete, in questi quattro giorni mi sono resa conto dell'enorme differenza tra parigini e "nantesi".
Ad esempio, all'aeroporto non c'è una ressa di taxi che si spingono a vicenda per chiederti se vuoi un passaggio al centro e lanciano le tue valigie in auto con nonchalance per poi farti pagare 70€ per 30 minuti di corsa. Qui a Nantes difatti arrivi all'aeroporto in una specie di tendone militare e neanche il tempo di mostrare il passaporto che ti sono arrivate magicamente le valigie (a Fiumicino impazzirebbero per un servizio del genere). Tuttavia i taxi sono in ordine, non puoi prendere quello che passa davanti a te,ma devi farti circa 2km per prendere il Primo taxi, il primissimo della fila, occhio a non chiedere al quarto che tanto sta dormendo e fa finta di non vederti. La cosa migliore è che qui un taxi lo paghi massimo 20€, comprese tre valigie, 8 borse e 25 cammelli. Si davvero, penso sia un rimborso spese per i km a piedi per prendere il Primo taxi.
Ma parliamo anche delle cose negative di Nantes. Ad esempio per farti un abbonamento del telefono ti chiedono un numero di telefono FRANCESE, ora io vi voglio bene ma se sto comprando una nuova sim significa probabilmente che io non ho un numero francese. Così dopo superato il primo ostacolo, immettendo un numero alla cavolo sperando che non serva a nulla, ti chiedono di pagare con un conto corrente francese. Ma sapete qual è il bello? Per aprire un conto francese, rullo di tamburi signore e signori..... Serve un numero di telefono francese! Dei geni, vero?!
Per non parlare delle casse dei supermercati, i francesi (questa volta tutti) hanno dei seri problemi con le cassiere/cassieri (e noi che ci lamentiamo per le domeniche chiuse), praticamente sono inesistenti. L'altro ieri sono andata al Carrefour e mi ritrovo uno di quei mostri davanti in cui devi contemporaneamente passare il codice del prodotto, posare il prodotto, prendere l'altro, passarlo, mettere tutto in busta e pagare in circa 5 secondi con una finta cassiera dietro che ti guarda con la faccia da "ma questa da dov'è uscita?" (credo sia il loro vero lavoro, quello di guardarti male per farti salire l'ansia).Dopo questa tragicomica esperienza, ieri sono andata all'Auchan, un mega centro e indovinate? Li c'erano le cassiere ed ho subito capito il perché della loro abolizione in Francia. Ben 30 minuti di fila con solo due persone davanti a me. Eh si, mia madre dopo i primi cinque minuti avrebbe preso il posto della cassiera terminando tutti i clienti del supermercato.
Ma se c'è una cosa che ho imparato è che tutto si può superare, basta avere la Nutella e il caffè. (perdonami Lavazza se ti ho tradito ma non c'eri al Carrefour).
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