Ed eccoci qui tornati dopo una pausa estiva a parlare di una nuova serie Netflix.
Questa volta vi parlo di Mindhunter, tratto dall'omonimo libro, racconta la nascita del termine Serial Killer, grazie allo studio di Holden Ford e Bill Tench. I due si ritrovano ad intervistare degli assassini seriali appunto, in cerca di capire cosa li abbia spinti e se esiste un filo conduttore tra di loro. Indagano la mente umana e cercando di comprendere i loro comportamenti, vogliono trovare un modo per stanare gli omicida ancora in circolazione.
Ho visto la prima stagione a inizio luglio, ma ho voluto aspettare che uscisse la seconda, per parlarne in maniera più approfondita.
Ambientato nel 1977, ho apprezzato molto l'atmosfera e il contesto che viene mostrato. In entrambe le stagioni, ho amato l'interpretazione dei personaggi principali. Se nella prima stagione, l'attenzione è incentrata su Holden, nella seconda si vanno ad analizzare anche Bill e Wendy (dottoressa che aiuta i due a classificare gli assassini) e questo rende ancora più interessante la serie tv.
Girando su internet, ho notato anche il grande sforzo dei casting nel trovare persone più somiglianti possibili ai veri assassini. Alcuni sono davvero impressionanti per la somiglianza.
Detto questo, non conoscendo molto della storia criminale americana, è stato interessante scoprire i dettagli e il modo in cui sono stati studiati per aiutare ancora oggi le indagini.
Consiglio questa serie agli amanti del crime, agli amanti di storie vere e non deboli di cuore. La tensione è sempre ai massimi livelli, non annoia, spinge a vedere una puntata dopo l'altra.
La mia valutazione è 8/10.
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